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venerdì 13 gennaio 2012

A spasso per l'Esquilino


Che sia una buona giornata per tutti!
 Un sorriso e una luce speciale oggi, sono dovuti. E' l'alba di un giorno particolare: il 13 gennaio.
Ci risiamo. Un altro compleanno.
Questi compleanni ultimamente arrivano sempre più di frequente. Sarà un'impressione ma non riesco più a fermarli e comincio a guardarli anche un pò di traverso, come un amico che improvvisamente ti tradisce, quella crepa strisciante che mina l'eterna sintonia, quella nota che non si accorda più e sarà stonata per sempre.

Si, insomma, sarà un'impressione, ma quando avevo 20 anni, un anno era seriamente un anno, ci metteva un secolo ad arrivare, era tutto un pensare, un progettare, un ripassare mentalmente cosa avrei fatto, dove sarei andata, con chi l'avrei condiviso, perché mica era cosa da niente, le persone dovevano essere proprio quelle importanti per me, magari anche altre ma quelle a cui volevo bene dovevano esserci di certo. 
Ora un anno ritorna in un attimo, un flash che appare, scompare e subito riappare. E mi ritrovo il compleanno nuovamente, scomodamente tra i piedi ... ma come, avevo appena finito di rispondere ai post, agli auguri dell'anno precedente! 
Sarà che compiere gli anni alla svolta di gennaio coglie sempre impreparati. Già è una fatica ricordarsi di scrivere correttamente la nuova data, che dover anche imparare ad accettare una nuova età è un po’ troppo repentino, uno sforzo celebrale a cui non sono più preparata e che mi rifiuto di compiere. 
Allora sono impreparata. Mi lascio arrivare addosso questa giornata e me la coccolo in maniera diversa, in fondo le voglio ancora bene. I significati si trasformano, le persone a cui si vuol bene sono un pò cambiate nel tempo, ma molte sono ancora lì, mi giro, le tocco, le abbraccio. Grazie per esserci.
Ho preso un giornata di ferie e me ne sono andata in giro per Roma, con un gelo, inizialmente, che faceva stringere la giacca addosso e con un sole, poi, che illuminava il viso e scaldava gli animi.
Ho trascinato con me la mia sorellona, uno dei miei sentimenti veri, in questa giornata senza mete, che ho voluto trascorrere interamente in giro per Roma, a piedi, senza orari, senza tempi, senza tappe nè programmi. Come quando ero studentessa di liceo e si marinava la scuola insieme alle amiche. Quanti passi per la città, quante scoperte per i vicoli,  quante foto e risate tra antiche rovine, scorci moderni e viste mozzafiato. 
Ho volutamente staccato gli occhi dall'orologio,  allontanata la pressione dell'incastro multitask: il quadro mentale quotidiano in cui tutte le cose da dover fare devono incastrarsi a forza l’una sopra l’altra, con il solito anelito della ‘massimizzazione degli sforzi e la soddisfazione del risultato’. 
Oggi, invece, avevo bisogno di uno slow-day, di un quadro bianco dove gli eventi si accostano semplicemente in modo cronologico o casuale: il treno, la metro, il cappuccino caldo, l'amico incontrato per caso, le telefonate di auguri, il mercatino dell'Esquilino, un’immersione tra persone di tutte le razze, accenti diversi, una fila di spezie, profumi e colori, foto a  verdure mai viste e mai sentite, i negozi, l'università, sorrisi e abbracci, il pranzo alle tre, i piedi stanchi alle 5 del pomeriggio e poi di nuovo già notte e ancora un treno da prendere.
In inverno le giornate sembrano consumarsi più in fretta, con i lampioni che si accendono presto e le distanze luciccanti del crepuscolo cittadino.


Bisogna trovare sempre un po’ di poesia in quello che si fa, lasciarsi scaldare da pensieri positivi, scoprire il lato buono delle cose, lasciarsi scivolare addosso le brutture che si insinuano dentro, privilegiare uno sguardo ottimistico sulla vita e sulla relatà.
Sarà questione di buonismo, non lo so. Ho sempre detestato questo concetto, la teoria del volemose male tanto al volemose bene non ci crede più nessuno. O forse non è più conveniente. Dilagano comportamenti frastornanti, atteggiamenti irritanti, parole offensive e comunicazioni infantili. Una sorta di onniscienza  e padreternismo conquistata nel tempo e che colpisce. Una prepotente affermazione di individualismo che schiaccia i valori e i bisogni collettivi. Come una sorta di black-out sui nostri cervelli super-sviluppati, uno stand-by alle nostre pretese capacità super-progredite.


Non sarà l’ora di rimescolare un po’ le carte, buttare via quelle fasulle e rifocalizzare le lenti mentali su prospettive migliori?

Riflessioni di fine giornata di un compleanno vissuto allegramente.


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